venerdì, gennaio 22, 2010

Il curriculum giudiziario del Presidente - 2

TUTTI I PROCESSI DEL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO /2

BERLUSCONI TANGENTI GDF
di

Claudia Fusani

Il 22 novembre 1994 è uno di quei giorni di cui bisognerebbe ricordare ogni dettaglio.
Quindi, tempo variabile al nord e al centro, sereno al sud con temperature in linea con le medie stagionali, le bombe della Nato vengono sganciate in Bosnia, Fini litiga con Bossi, Napoli sta per ospitare i lavori del G7, il primo vertice internazionale per Silvio Berlusconi,
il tycoon da poco premier.
 Una giornata così, se vogliamo normale.
 Almeno finché il presidente del Consiglio legge la rassegna stampa e apprende dalla prima pagina del Corriere della Sera di essere indagato.
Da allora nulla è stato più come prima, perché quell’avviso di garanzia, anzi 'invito a comparire', notificato dal pool della Procura di Milano dopo mille giorni di Mani Pulite avrebbe cambiato per sempre il corso della storia politica del nostro paese.
E non solo perché per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana il capo del governo viene iscritto nel registro degli indagati ma perché comincia ufficialmente la vicenda giudiziaria che da sedici anni ne condiziona la vita politica.
 «Sono un perseguitato»,
 ripete Berlusconi da quel giorno.
Macché, rispondono osservatori e avversari:
 sei un imprenditore sceso in politica solo per difendere te stesso e le tue aziende da una serie di guai tutti ampiamente prevedibili il 24 gennaio 1994, quando decidesti di candidarti.
L’invito a comparire riguarda l’inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza già esplosa durante l’estate precedente con l’arresto di Paolo Berlusconi e Salvatore Sciascia, all’epoca responsabile dei servizi fiscali della Fininvest.
Il pool guidato da Francesco Saverio Borrelli ha raccolto indizi che raccontano di almeno quattro tangenti pagate dai dirigenti Fininvest agli ufficiali delle Fiamme Gialle incaricati di fare verifiche fiscali nelle aziende del Biscione. Non sono grandi cifre: circa 90 milioni di lire, cioè qualcosa come 46mila euro, per Videotime (1989), 130 milioni per Mondadori (1991), un centinaio ancora per Mediolanum Assicurazioni (1992) e Tele+ (1994).
La Fininvest si difende dicendo di essere stata vittima di concussione.
 Paolo Berlusconi racconta di come i finanzieri avvicinassero i dirigenti Fininvest
 «minacciando una serie di ostruzionismi tali da imbrigliare l’attività della società».
Però il pool - incrociando verbali di interrogatorio che parlano della prassi quotidiana in azienda, e cioè che nulla succede in Fininvest senza che Silvio Berlusconi dia l’ok - insiste nell’ipotesi di corruzione e ottiene il rinvio a giudizio il 14 ottobre 1995.
Si va a processo.
La sentenza di primo grado (7 luglio 1998) dà ragione al pool e condanna Berlusconi per tutti i capi d’accusa.
 L’appello (9 maggio 2000) lo assolve per non aver commesso il fatto per la tangente di Tele+ e lo proscioglie riguardo agli altri tre capi d’imputazione per intervenuta prescrizione dovuta alla concessione delle attenuanti generiche.
Il 19 ottobre 2001 la Cassazione chiude la partita con l’assoluzione con la formula dubitativa prevista dal comma 2 dell’articolo 530 del codice di procedura penale, la vecchia insufficienza di prove.
 Dalle pagine di questa inchiesta emerge un personaggio che da tre legislature siede nei banchi del Parlamento e su cui vale la pena soffermarsi.
Si chiama
Massimo Maria Berruti
ed era un brillante ufficiale della Guardia di Finanza prima di diventare avvocato Fininvest
e poi deputato.
Fu il primo finanziere ad incontrare l’allora emergente costruttore edile milanese per un accertamento fiscale.
 Era il 1978.
Berruti bussò con i suoi uomini ad Edilnord, una delle prime società di Berlusconi, in cerca di informazioni su soci e denari.
Si trovò faccia a faccia con il giovane imprenditore che spiegò di essere lì per caso, essendo
«solo un consulente».
Berruti chiuse il controllo.
 Pochi mesi dopo lasciò la divisa e diventò avvocato del Biscione.
 Alcune intercettazioni, emerse da altre indagini, raccontano che tipo di expertize Berruti
- condannato per favoreggiamento perché cercò di depistare le indagini sulle mazzette alla Gdf - avrebbe assicurato alla Fininvest.
E che tipo di consigli gli dava per telefono Berlusconi:
«I magistrati ti vogliono sentire? E tu comincia a fare dichiarazioni, dì che sono pazzi, che vanno contro l’interesse del Paese che invece ha bisogno di lavorare con fiducia, che sono dei nemici pubblici, che se ti arrestano fanno un sequestro di persona».
 L’intercettazione è del 10 agosto 1994.
 Sembra oggi.
(2- Continua)


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