martedì, gennaio 19, 2010

E il garofano morì così come la neve si scioglie sotto i raggi del sole

 L’ARTICOLO CHE VADO A PROPORVI E’ STATO ESTRAPOLATO

da

SICILIA INFORMAZIONI.COM
e ve lo passo così com’è

Si scrive Bettino, si legge Silvio.
Idem con Mannino.
Ecco perché
di
IGNAZIO PANZICA





  
Da 17 anni la “politica” in Italia – la cosiddetta seconda Repubblica - è stata riorganizzata, e viene commentata, a volte come dei derby calcistici, altre volte, come se si stesse parlando di
“nouvelle cousine”.
 In cucina, si potranno pure mischiare mandarini e carciofi.
Ma, in politica non si può fare.
Non si possono trattare a paragone elementi, così, profondamente diversi tra loro.
Altrimenti, si ingenera solo confusione.
È disonestà, quantomeno intellettuale.
 Usando il linguaggio ed i concetti giuridici del codice penale si potrebbe parlare di
“falso ideologico e materiale”.
A sanzione del quale è prevista una pena carceraria da uno a sette anni.
In queste settimane, questa attività, “criminale”, procede con vigore nell’informazione politica, sfruttando, cinicamente, due figure politiche, non secondarie, della “prima Repubblica”:
Bettino Craxi e Calogero Mannino.
 Entrambi vittime di quel “misterico” connubio, innaturale, che si sviluppò
nella truffaldina stagione di tangentopoli dal 1992 al 1994.
Quando le legittime critiche politiche ad un sistema istituzionale pieno
 di contraddizioni e disfunzioni, pesantemente in affanno,
si tramutarono in
 “affari di giustizia”.
Ovviamente, per non incorrere nello stesso errore che ora critichiamo,
 va detto subito che di ladri nella prima Repubblica ce ne erano tanti,
 ed i magistrati facevano, e fanno, bene a dargli la caccia.
 Ma non siamo proprio certi che “la caccia al ladro”
fu all’origine o al centro di tangentopoli.
Intanto, perché non tutti gli inquisiti di allora lo erano.
E poi perché tra tutti quelli condannati molti ladri o malavitosi
 non lo sono mai stati.
Come va detto pure che Craxi e Mannino in comune hanno solo tre cose:
il loro ruolo di “vittime” di una sistema-giustizia, in taluni casi,
forse, “distorto ad hoc”;
la contemporaneità cronologica dell’epoca politica che hanno vissuto;
l’essere due soggetti politici militanti in campi avversi
(perché la DC ed il PSI erano due cose nettamente diverse),
 ma dotati dalla natura di un carattere predominante, con tanto di cultura politica
nel loro curriculum e due disegni strategici personali con i quali si può,
 legittimamente, ritrovarsi in totale disaccordo,
ma che andavano – e vanno – rispettati.
Sabato sera, guardando il TG1 di Minzolini, mi è salito il sangue in testa.
Dopo il “lancio” da studio di un servizio televisivo che stigmatizzava
l’esercizio di una mala giustizia politica contro Craxi, a dimostrazione,
“pro-veritate”, della probità del leader socialista,
si è proposta una intervista ad Arnaldo Forlani,
“che con Craxi aveva lavorato gomito a gomito”.
 Per carità, Forlani è stato una persona per bene, un testimone della Storia,
per un periodo anche un alleato di governo del PSI, ma c’è da chiedersi:
 che diavolo c’entra Forlani (Dc) con Craxi (PSI)?
Già so che i soliti imbecilli, in buona o in mala fede, tireranno fuori
il luogo comune del presunto patto politico di governo,
passato alle cronache con il nome di
CAF
 (Craxi, Andreotti, Forlani).
Riperpetuando, così, l’equivoco di attribuire valenza strategica ad un presunto
accordo contingente di gestione di spezzoni del governo e del sottogoverno,
mischiando le contraddittorie cronache politiche, con la politica con la P maiuscola.
Tutto, pur di oscurare la realtà storica.
Quella per cui Craxi ha rappresentato in Italia una cultura politica internazionale
che spaziava da Simon Bolivar a Salvator Allende, da Francois Mitterand
 ad Olaf Palme, da Che Guevara ad Arafat.
Mentre, il buon Forlani & company hanno rappresentato solo,
pur in modo pragmatico e democratico, la cultura politica dell’occupazione statica
 del potere, di tradizione strettamente democristiana,
con coloriture da destra cattolica tedesca e padana; punto e basta.
Insomma, per dirla in siciliano, due cose che tra loro non
 “ci incucchiano nenti”.
Volete un esempio, concreto e comprensibile:
parliamo della Repubblica del Salvador,  in America centrale.
Craxi mandava soldi, tanti, per conto dell’internazionale socialista,
 al “Fruente Farabundo Marti” (organizzazione di sinistra e paraguerrigliera),
 mentre la DC italiana, per conto dell’internazionale democratico-cristiana, sosteneva economicamente il locale partito sanfedista e filoamericano.
E questo esempio non è una opinione, ma un brandello di storia acclarata.
Peraltro, lo stesso è successo anche in Honduras e Guatemala, per non parlare
del Nicaragua,del Perù e dell’Argentina.
In Costarica il PSI “imponeva” un governo socialista, mentre la DC finanziava
 i giornali cattolici che gli “sparavano”contro.
Si potrebbe continuare con tanti altri esempi concreti,
ma credo che il concetto ormai sia chiaro.
 Il rapporto tra Dc e Psi fu sempre, nella sostanza delle cose,
conflittuale e di competizione;
in Italia come nelle sue proiezioni di politica estera.
Stiamo parlando di politica con la P maiuscola,
 non di “robetta” da seconda Repubblica,
che marcia sfornando slogan come se qualcuno
 dovesse vendere dei pannolini,
 e non si stesse trattando invece del futuro di tutti,
utilizzando lo “strumento principe” della politica.
È fasulla e “pelosa”, perciò, la riabilitazione della memoria di Craxi,
 a cui assistiamo in questi giorni in TV e nelle dichiarazione di politici di Forza Italia
 che si dichiarano ancora socialisti  ma che, in realtà,
 hanno “cambiato la loro vita”
 con le prebende loro concesse dal Cavaliere.
Perché lo fanno?
Perché si vuole sviluppare una identificazione, una equazione, non veritiera:
“Berlusconi oggi, come Craxi ieri”.
 Non è vero: è una falsità.
Bettino proveniva dalla politica, il cui lungo vaglio di esami
aveva superato partendo da segretario di sezione di Cinisello Balsamo,
fino a Segretario nazionale del PSI.
Berlusconi proviene, invece, da altri mondi diversi dalla politica.
La sua ascesa, in politica, ed al potere è segnata sopratutto
da un incomprensibile  connubio intimo, cominciato nel 1992,
con tale Luciano Violante & la sua “compagnia di bontemponi”,
 con l’incoraggiamento bonario dei poteri forti Usa e di quelli italiani.
Tutti i procedimenti giudiziari che hanno coinvolto Craxi hanno ruotato,
o si sono originati, sul sostanziale reato di “finanziamento illecito ad un partito”.
Commesso, per “consentire” al Psi di poter fare politica,
dentro e fuori i confini nazionali.
Quelli di Berlusconi, a detta dei PM, spaziano dall’evasione fiscale aziendale,
alla truffa a terzi, sino alla corruzione di giudici e testimoni,
sempre e solo nell’interesse di un maggior profitto suo personale
e delle sue aziende,  private e di famiglia.
Insomma, differenze palesi.
Nessuna vis polemica moralista, per carità.
 Ma solo la puntualizzazione che stiamo parlando di personaggi
di entità e misure,  per nulla, né commensurabili, né paragonabili.
Così come - con rispetto parlando - né Berlusconi né Dell’Utri,
c’entrano con Calogero Mannino.
 Che tra l’altro “si è difeso nei processi”, e mai “dai processi”.
A parte il fatto, che fa impressione vedere, oggi, talune “facce di bronzo”
parlar bene di Mannino - odierno influente deputato in carica dell’UDC nazionale
ed assolto in via definitiva dai tribunali - essendo state le stesse persone
della “nuova politica”che sino a dieci anni fa, a Roma come a Palermo,
 avevano definito l’esponente Dc siciliano:
“un uomo impresentabile ed non più proponibile in politica”.
Dimenticavamo di dire che anche Mannino, nella sua vita, ha pure trovato
 il tempo per aiutare, concretamente, un popolo africano
alla ricerca della libertà e del riscatto nazionale:
gli eritrei.
Facendolo, in silenzio e con grande riservatezza.
Senza mai perseguire alcun interesse personale.
Né Craxi, né Mannino, poi, hanno mai fatto società ed affari all’estero
con qualche cosca mafiosa straniera, in nome del bieco profitto personale.
Non sarà molto come indizio, ma aiuta a comprendere meglio
i profili di questi due uomini provenienti dalla politica.
Perché ho scritto questo articolo?
Perché ogni tanto bisognerà pure cominciare a spiegare alla gente
che non tutti i gatti sono grigi.
 Perché le differenze politiche esistono.
Perché sarebbe utile non cancellare la memoria dei fatti della storia.
Magari, solo per amore della precisione e della verità.
 Con buona pace del collega Minzolini e delle trovate “originali” del suo TG1.



Ognuno può raccontarla come vuole ma sta di fatto che i due personaggi di cui al titolo
qualcosa in comune ce l’hanno avuta, più nel “male” che nel “bene”.
E veniamo a precisare-
Proprio stamattina un carissimo amico, come se avesse avuto un presentimento
su ciò che avrei voluto scrivere in proposito, mi invia la seguente email:
“Per un qualche scherzo del destino la Storia si ripete.
Questa si ripete in meno di 20 anni.
 

Sono impressionanti le coincidenze tra il "Vecchio" e il "Giovane" che però non fanno Plinio di cognome ma il paragone calza proprio a pennello.
Craxi aveva un Governo di nani e ballerine.
Lo Psiconano ha un Governo di nani e ballerine.

Craxi ha disastrato il Debito Pubblico.
Lo Psiconano sta disastrando il Debito Pubblico.

Craxi trafficava con la P2 di Gelli.
Lo Psiconano trafficava con la P2 di Gelli.

Craxi era amico di bancarottieri (Calvi).
Lo Psiconano è amico di bancarottieri (Geronzi e Ciarrapico).

Craxi odiava la stampa libera di Cavallari.
Lo Psiconano odiava la stampa libera di Montanelli.

Craxi ha ospitato con onore il terrorista Arafat.
Lo Psiconano ha ospitato con onore il terrorista Gheddafi.

Craxi era alleato dei Generali Argentini e di Siad Barre.
Lo Psiconano è alleato di Gheddafi, Putin e Lukashenko.

Craxi è finito imputato in diversi processi.
Lo Psiconano è finito imputato in diversi processi.

Craxi piazzava le sue amanti nelle aziende pubbliche.
Lo Psiconano piazza le sue amanti nelle aziende pubbliche.

Sono praticamente gemelli siamesi con 20 anni di distacco. 
Ecco... però adesso io vorrei tanto vedere per lo Psiconano lo stesso capitolo finale della storia di Craxi:
LA CONDANNA DEFINITIVA E LA FUGA ALL'ESTERO!!!


Io vorrei dire solo questo:
Mi reco per lavoro a Savona e di sera, in albergo, accendo la TV ed il TG parla di un processo a carico del segretario provinciale del PSI per aver ricevuto, per conto del partito, un bel gruzzolo da parte di un imprenditore.
La sua difesa:
“Ma così fan tutti i partiti”
Mi reco, sempre per lavoro a Bari dopo un mese, accendo di sera la TV ed il TG parla di un processo a carico del segretario provinciale del PSI per l’acquisto di un palazzo storico sul lungomare dal valore alquanto alto.
Chiede il PM con quali risorse fosse stato pagato e l’imputato rispose candidamente
“Ma così fan tutti i partiti; è un modo come un altro per investire i soldi provenienti da sovvenzioni private”.
Erano dei reati belli e lampanti, confessati.
Nel paese dell’hinterland milanese dove risiedevo appare su un quotidiano assai diffuso nella zona per i suoi articoli relativi  sui paesi più importanti della provincia e coso ti trovo ?
La foto di un  pezzo da 90  del PSI locale a pranzo, in prossimità delle elezioni amministrative, con un gruppetto di persone tra le quali figurava in tutta evidenza un noto malavitoso della zona appartenente  alla ‘ndrangheta calabrese !
Un tizio, persona degna di fede, da anni nel mio ufficio una mattina ebbe a raccontarmi che andando a prendersi l’auto nell’autorimessa molto vicina a casa sua – vicino a quella in cui viveva Craxi e sempre giustamente presidiata da Forze di Polizia – il titolare, alquanto sull’arrabbiato, si sfogò con lui, lamentando che premier e famiglia, pur occupandogli con le loro auto molto spazio non avevano mai pagato una lira.
C’è chi può e chi non può.
Dalle piccole cose agli stabili e qualcosa d’altro.
Dimenticavo, il PSI ebbe anche il demerito di annientare il
PDSI

Tutti seduti allo stesso tavolo; chi mangiava la polpa e chi l’osso, chi il pane e chi  le sole briciole.
Ma l’importante era mangiare.  
Si sono scritti fiumi d’inchiostro pro e contro ma rimangono i fatti.
Non per nulla l’operazione giudiziaria
MANI PULITE
nacque non per il prurito di qualche PM ma perché venne trovato con le mani nel sacco tale
ing. MARIO CHIESA,
esponente di spicco del PSI milanese con la velleità di divenire sindaco di Milano.
Per chi non lo sapesse o se lo fosse dimenticato,
venne trovato all’uscita del Pio Albergo Trivulzio con una bella mazzetta di soldi in tasca:
 era una tangente sborsata per un qualche favore che oramai non ricordo.
E prese vita e corpo la
TANGENTOPOLI.
Ma ben pochi vissero felici e contenti come si legge nell’ultima riga delle favole.
Il garofano craxiano morì sulla terra oramai bruciata da colui che l’aveva piantato.




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