domenica, gennaio 24, 2010

Accade così nelle aule della Giustizia

Un giorno di ordinaria giustizia
di
 Giancarlo De Cataldo

La sentenza contro i “casalesi” ha raccolto un plauso totale e incondizionato.
(16 ergastoli ai componenti di questo clan tra i quali spicca anche il loro capo,
il famigerato Francesco Schiavone, detto Sandokan- mia nota).
Curioso.
In quel processo, dopo tutto, è accaduto qualcosa che accade, quotidianamente,
in altre centinaia di processi.
Bravi poliziotti e carabinieri hanno indagato, sotto la direzione di valenti Pm,
su un vasto fenomeno di criminalità organizzata;
sono stati raccolti elementi d’accusa che i Pm hanno sottoposto ai giudici;
 quegli elementi sono diventati “prove” in un pubblico dibattimento;
i Pm hanno chiesto le condanne;
 i giudici hanno accolto le richieste.
 Pura fisiologia del sistema.
 Realizzata nel rispetto delle leggi (ancora per il momento) in vigore
 e senza l’intromissione di arditi colpi d’ingegneria procedurale,
separazione delle carriere inclusa.
Desta stupore, quindi, la mancanza delle consuete critiche.
In questo caso, infatti, non si è sentito dire che i giudici
erano “appiattiti” sui Pubblici Ministeri;
nessuno si è chiesto per quale “corrente” votino, se leggano
Libero o l’Unità, il colore preferito dei calzini o la squadra del cuore;
la durata del processo, fisiologica anch’essa,
data la complessità della materia,
il numero impressionante di delitti da giudicare
e la quantità degli imputati,
 non è stata oggetto di attacchi in nome dei diritti
conculcati dei cittadini e via dicendo.
Si direbbe, insomma, che la nostra giustizia funziona benissimo.
 E non ha bisogno di riforme.
Ma, si obbietterà, quelli sono camorristi!
Quando parliamo di riforme vitali parliamo di altro.
 Cioé, esattamente, dei giudici appiattiti sui Pm,
dell’insopportabile durata dei processi;
dell’arroganza correntizia del Csm;
 della politicizzazione dell’Anm;
della preponderanza di giudici che leggono i giornali sbagliati
 e portano le calze di colori improponibili.
Parliamo di altro, mica dei “casalesi”!
*******
Questo significa parlar chiaro alla gente.
Non mistificazioni, peraltro  mal architettate,
dai vari legulei e porta voleri del padrone del vascello
Italia che sta affondando giorno dopo giorno.
E, scommetterei, che contro ogni usanza marinaresca,
il primo a fuggire a gambe levate sarebbe proprio
il padre padrone, comandante in prima,seconda e terza.
Seguirebbero i suoi porta voleri, con al seguito i loro amici, gli amici degli amici,
e tutti sino all’ultima generazione, pardon, degenerazione.
E ciò in omaggio al detto popolare
“QUANDO LA NAVE AFFONDA I TOPI SCAPPANO”.
Oramai privo di scialuppe di salvataggio, perché fregate dai personaggi più sopra indicati,
e senza vie di scampo pronto ad inabissarsi assieme
ad un vascello oramai ridotto a rottame, chi rimane in attesa di affogare ?
Parte di quel popolo italiano che lo amava, e ben gli starebbe, ma, purtroppo,
assieme a chi non l’aveva mai ritenuto degno e capace di governare.
Alla fine chi paga sono sempre i “poveri diavoli” !

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